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Chicago P.D.

Mentre su Netflix si susseguono nuove serie italiane e non, io mi sono imbattuta nella serie statunitense Chicago P.D

Partita nel 2014 con un cross-over della serie Chicago Fire, è arrivata alla decima stagione attualmente in onda su Sky. Non è la solita serie poliziesca con detectives bellocci e ben vestiti. Il nucleo dell’intelligence del sergente Hank Voight è un gruppo di detectives con vite dure,  che si confronta ogni giorno con la violenza di Chicago.

La squadra di Voight persegue il crimine per ripulire la città ma non sempre lo fa con mezzi leciti. Ed è questo particolare che mi ha incuriosito.

C’è nella squadra speciale del ventunesimo distretto lo spirito dei giustizieri. Forzano la mano. Infrangono le regole. Un vago ricordo di un bellissimo film di alcuni anni fa, Scomodi omicidi con Nick Nolte e John Malcovich. Altra città, Los Angeles, e altri tempi 1954.

Altro aspetto curioso della serie: la mancanza totale della città, quella bella, intendo. Se di Miami i telespettatori hanno scoperto spiagge, nomi di locali alla moda (CSI Miami); se di Las Vegas hanno visto gli hotel, i casinò (CSI) – e l’elenco di città divenute famose grazie alle serie tv potrebbe continuare – non si può dire lo stesso di Chicago P.D. Oltre alla neve e alle strade ghiacciate, nella maggior parte delle puntate ci si muove nei luoghi più tristi e abbandonati della città; si vedono palazzi fatiscenti, ghetti e strade di periferia.

La fine di un episodio spesso lascia una velata tristezza perché se di fronte alla punizione del cattivo lo spettatore prova soddisfazione, resta comunque un pensiero di sottofondo sulla miseria umana e su come questa purtroppo generi delinquenza.

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