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Buenos Aires e Borges

Alcuni autori si identificano con il loro luogo d’origine. Accade con Kafka, Joyce, Ferlinghetti, Hemingway, Pavese, Moravia e l’elenco potrebbe continuare.

Borges è sicuramente lo scrittore argentino per eccellenza. Colui che più di altri ha raccontato l’Argentina e la sua capitale.

La nuova collana della Giulio Perrone Editore, Passaggi di dogana, dedica delle monografie ad alcune città del mondo e le racconta attraverso lo sguardo di scrittori o di personaggi letterari che vi hanno vissuto.

Ho scelto d’iniziare il mio viaggio letterario partendo proprio da Borges perché da sempre affascinata dall’autore bonarense. Probabilmente lo scrittore di lingua spagnola più conosciuto. Di certo uno dei più ingegnosi e prolifici.

Labirinti, biblioteche infinite, giochi di specchi, sono alcuni dei luoghi letterari di Borges. Buenos Aires invece è la base, il luogo da dove il mondo borgesiano nasce e si diffonde.

Non è facile o quantomeno immediato l’approccio a questo autore ma una volta trovata la chiave di lettura se ne rimane intrappolati e se ne subisce il fascino.

Stefano Gallerani, l’autore della monografia dedicata a Borges e alla sua città natale traccia un ritratto accurato e documentato. Ideale per chi voglia approcciarsi all’autore argentino. Ripercorre locali, abitazioni e luoghi abituali di Borges sulle tracce delle storie e dei personaggi raccontati dallo scrittore.

Pur conoscendo l’autore e la sua “teoria letteraria” ho apprezzato molto le curiosità letterarie e personali raccontate da Gallerani. Il testo, snello e scorrevole, è suddiviso in 11 capitoli, tanti quante le lettere che compongono il nome Buenos Aires. E si chiude con una poesia di Borges, che sì, era anche un bravo poeta oltre che narratore, dedicata proprio a Buenos Aires.

Non è facile definire Borges e la sua opera ma in questa descrizione credo che Gallerani abbia racchiuso l’essenza dell’autore:

Per Borges … il pensiero è un passatempo. Di fronte alla realtà l’anziano bibliotecario che non è mai cresciuto viene assalito dalle stesse paure di quando era un ragazzo. E allora inventa un mondo per gioco e fa sue le teorie intellettuali per antonomasia… Non si illude che possa nascondersi una verità dietro le parole: ci gioca, e basta…

Ogni cosa è “possibilità metafisica”. Vendetta e perdono, passato e presente, carceri e oblio: crede a tutte queste cose simultaneamente e a nessuna“.

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